01 marzo, 2007

Khorakhanè - La ballata di Gino

Falce, forcale, vanga o rastrello, in mano aveva sempre un attrezzo
madre in cucina, pie le sorelle, camino acceso, i buoi nella stalla
obbedire, verbo bandito: della libertà pagò il prezzo
il federale lo prelevò, non più zappa ma fucile il spalla.
Diciotto anni, rabbia e livore, al fronte a fare la guerra
balilla non lo era mai stato, non volle sfilare in orbace
sotto l'elmetto Gino sognava: l'aratro tagliava la terra,
Sinistro un treno arrancando lo portava alla morte
deportato, smarrito, in guerra non puoi scegliere la tua sorte
sparare e uccidere oppure la fame, il freddo, la prigionia
ammazzi l'altro: giudice, boia, assassino o nel fango del lager
...la tua agonia.
Gavetta, brodaglia, lampi, frastuono, un'ossessione: fuggire
quel contadino giovane e mite non avrebbe ucciso nessuno
sostò il treno, decise in fretta e scappò all'imbrunire
corse forte, latrato di cani e risentì il profumo del fieno.
Aprile, primo sole, paese liberato, dal nord in bicicletta tornò a casa
dinamo, fanale e buche anche di notte, se la guerra era finita
spettri fantasmi ad ogni angolo di strada, segni di croce ad ogni angolo di chiesa
disertore sì, ma uomo che nemmeno a un altro uomo tolse la vita
Sinistro un treno arrancando lo portava diritto alla morte
deportato, smarrito, in guerra non puoi scegliere la tua sorte
sparare e uccidere oppure la fame, il freddo, la prigionia
ammazzi l'altro: giudice, boia, assassino o nel fando del lager
...la tua agonia.

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